Andare a Londra…un luogo comune

“[…] All’assenza di pittoresco o di sublime, Londra rimedia, in abbondanza, con il fantastico […]”

 

Marzo 2015 è la volta di Londra.

C’è chi ha desiderato vedere Londra leggendo Conan Doyle e guardando i film di Sherlock Holmes, immaginato di sorvolarne i tetti come Peter Pan o di prendere l’espresso per Hogwarts dal binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross e c’è chi pur essendoci già stata tante volte, non perde l’occasione per vedere cosa è cambiato intanto e di scoprire nuovi angoli e nuove architetture di questa città. Così Donato e Laura sbarcano a Gatwick, Londra, Inghilterra.

Il nostro albergo è a Southwark, un ottimo consiglio di Paola e Antonio, nuovissimo, pulito e senza l’odiosa moquette; ci arriviamo nel primo pomeriggio e presa confidenza con il tablet che governa tutto e le luci psichedeliche partiamo per una lunga passeggiata.

Come prima cosa attraversiamo il Tamigi passando sul “wobbly bridge” più noto come Millennium Bridge, di fronte la maestosa cattedrale di St. Paul che domina la City of London.

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Trascorriamo il pomeriggio passeggiando per le strade della city respirando l’atmosfera frenetica della Londra degli affari e della giustizia.

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Londra infatti, sembra avere molti volti, frutto della sua evoluzione come aggregato di diverse città, e la City of London è solo una di queste.

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Sotto i nostri occhi passano Temple Church, rara testimonianza dei templari, l’Old Bailey dove anche nella Londra di Sherlock Holmes si tenevano i processi penali, lo Strand e la Somerset House, infine Covent Garden.

Lungo la strada veniamo travolti dagli odori che si sprigionano da mille cucine diverse, gli inglesi sembrano essere ossessionati dal cibo, dalla birra, dal caffè, e su dieci negozi diversi otto vendono da mangiare. Impossibile resistere, è già quasi ora di cena e la fame ci spinge nei pressi di Russell Square per gustare un grande classico della cucina inglese: il famigerato Fish&Chips porzione JUMBO.

L’indomani, tempo di addentare un muffin e bere un caffè, e siamo alla National Gallery. Una visita qui è d’obbligo e per un po’ ci facciamo cullare dalla bellezza dell’arte nei secoli. Fuori la giornata è leggermente coperta e la colonna dell’ammiraglio Nelson che svetta su Trafalgar Square si staglia su un cielo plumbeo e suggestivo.

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Dopo un pasto veloce, attraversiamo l’Admiralty Arch e imbocchiamo The Mall. Tutto qui porta i segni della monarchia così cara agli inglesi.

St. James Park, con il suo laghetto e i suoi viali, le sue papere e i suoi cigni, ci conduce fino a Buckingham Palace: l’Union Jack è issato ad indicare, come da tradizione, che la regina è dentro.

Superiamo il palazzo per percorrere Constitution Hill e oltrepassati l’arco di Wellington e Hyde Park Corner ci inoltriamo nel quartiere di Mayfair. I suoi angoli tranquilli ed appartati fanno dimenticare, per un attimo, di trovarsi in una grande città.

Passiamo per Shepherd Market e raggiungiamo la Burlington Arcade, dove uscieri in tuba e mantella, ultimi custodi della tradizione che avversa la modernità, controllano attentamente che i passanti si comportino in maniera dignitosa.

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E’ il regno dei gentleman e dei club esclusivi e non a caso, in questa zona, sono sopravvissuti a lungo i condomini per soli uomini, l’ultimo dei quali è Albany.

Il giro di questo nobile quartiere prosegue con St. James Palace e termina tra la folla di Piccadilly Circus e Carnaby Street.

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Non ancora stanchi ci facciamo ammaliare dalle eleganti vetrine di Regent Street e su tutte da quella di un magnifico negozio di giocattoli in cui nella sezione Lego troviamo, ricostruite a grandezza naturale con i mitici mattoncini, le rosse cabine del telefono e gli immancabili reali; un’ampia sezione è ovviamente dedicata ad un altro dei miti inglesi moderni: Harry Potter. Scope e bacchette, mappa del malandrino, sciarpe e simboli delle case. Resistiamo alla tentazione di comprare qualcosa, fra pochi giorni il grande parco della Warner Bros ci attende.

Usciti di là ci incamminiamo verso China Town, dove, come in altre grandi città, il copione si ripete, sfavillanti lanternine e scritte in cinese, ristoranti che propongono le loro specialità e ovviamente la nostra cena sarà a base di Dim Sum.

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La mattina del terzo giorno la dedichiamo al British Museum che custodisce diversi tesori archeologici tra cui i fregi del Partenone e quelli del palazzo di Assurbanipal II e la porta di Ninive.

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Terminiamo il nostro giro nel primo pomeriggio, un po’ di sushi al volo e via di nuovo a passeggio lungo le rive del Tamigi fino all’HMS Belfast, ultimo incrociatore della II Guerra Mondiale ancora esistente e visitabile.

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Saliamo a bordo. Con la gioia di un bambino Donato sale e scende le anguste scalette che collegano i vari ambienti, ma Laura non è da meno intrepida la cogliamo al timone del vascello.

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Tornati sulla terra ferma, instancabili, riprendiamo a passeggiare nei meandri del Borough Market per recarci infine alla Tate Modern. Ricavata da una centrale dismessa e aperta fino a tardi il venerdì, è uno dei tanti spazi espositivi londinesi in cui venire a contatto con l’arte moderna e le sue tendenze.

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Stasera si cena indiano, d’altra parte Londra è nota per essere, in Europa, uno dei migliori posti dove gustare piatti a base di curry e masalah.

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Sabato mattina, in barba ad ogni raccomandazione, ci rechiamo a Westminster Abbey.

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Dedichiamo 20£ alla visita della chiesa della monarchia o forse sarebbe meglio dire al camposanto della monarchia. Molto affascinante immaginare l’incoronazione di re e regine, sull’alto scranno impreziosito dalla stone of scone, ma sotto in nostri occhi ci sono solo e soprattutto tombe. E’ tuttavia la grandiosa architettura della cattedrale a meritare la fama attribuita a questo luogo e i nostri sguardi sono irrimediabilmente attratti dalle vertiginose prospettive gotiche nella loro versione britannica.

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Sempre in tema di arte britannica, decidiamo, usciti da Westminster, di recarci alla Tate Britain, su tutti spicca l’ampia sezione dedicata a William Turner e, come direbbe qualcuno, I love Sir William Turner so much.

Al termine della visita, placata la fame, prendiamo un autobus per Battersea, l’obiettivo è ammirare uno dei luoghi simbolo degli amanti del rock: immortalata sulla copertina dell’album dei Pink Floyd Animals, Battersea Power Station conserva immutato il suo fascino nonostante qualche gru di troppo ad ostacolare la prospettiva.

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Approfittiamo dell’occasione per scoprire un altro dei parchi londinesi: Battersea Park, con la sua insolita pagoda e la vista sull’Albert Bridge, attreversato il quale ci siamo addentrati nel quartiere di Chelsea.

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Per cena torniamo a South Bank e ci mischiamo ai londinesi venuti qui per godere dell’aria già quasi primaverile all’aperto sulle sponde del fiume o per andare in uno dei teatri del quartiere. Stasera, classico PUB e birra Pale Ale.

La domenica anche a Londra molte attrazioni sono chiuse ma noi ne approfittiamo per una visita guidata al Globe Theatre e per una puntata in tarda mattinata agli Spitalfield Market. Trascorriamo  la giornata bighellonando tra le bancarelle dal gusto radical chic e gustando un ottimo panino in uno dei tanti localini che circondano il mercato.

La passeggiata prosegue lungo Brick lane, punto di cesura tra Spitalfield e l’adiacente zona Bangladesh  fino alla torre di Londra.

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Ci dirigiamo quindi verso i St. Catherine Docks, caratteristico porticciolo a ridosso del Tower Bridge.

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Attraversiamo il ponte facendoci largo tra capannelli di persone attratti dal gioco delle tre carte, neanche fosse Piazza Garibaldi.

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La sera dopo un giro per Kensington ed Albertopolis chiudiamo la giornata con un’ottima cena libanese.

La mattina successiva la tensione in stanza è palpabile “Incanto Patronus”, “Alohomora”, qualcuno finge di impugnare le bacchette, è il giorno, si parte. Anche se non è un Hogwarts Express ma una semplice metropolitana, la magia è quella. Almeno nelle nostre teste Harry Potter, Piton, Hermione ci attendono negli studi della Warner Bros, ora divenuti museo.

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Qui è conservato tutto, anche con un certo feticismo, tutto è ricostruito, tutto è spiegato minuziosamente, molti trucchi vengono rivelati, per chi, come noi, ha amato la saga di Harry Potter e i film è come entrare dentro le scene, diventare gli unici conoscitori dei segreti che hanno reso la magia possibile sul grande schermo.

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Quando dopo un’intera giornata, usciamo di lì con ancora il gigantesco plastico del castello negli occhi abbiamo solo un desiderio in testa: rivedere tutti i film.

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Ovviamente, i luoghi di Harry Potter a Londra sono anche altri ed è per questo che entusiasti ci dirigiamo verso un grande classico: la stazione di King’s Cross. Non che ci illudessimo di trovarvi veramente il binario 9 e ¾ ma un Serpeverde ormai un po’ cresciutello non resiste al fascino di un carrello portabagagli che dà sul muro; dopo una giornata come questa, una trovata turistica di questo tipo non ci sembra affatto ridicola o ruffiana.

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In serata c’è ancora il tempo per un giro nella zona del mercato di Smithfield, dove ad attirare la nostra attenzione è soprattutto l’enorme targa innalzata nel luogo in cui fu giustiziato il patriota scozzese William Wallace. Fiori freschi e bandiere con la croce di Sant’Andrea adornano questo luogo ad eterna memoria…ma si sa, gli scozzesi son litigiosi.

La mattina dopo ci svegliamo sapendo che la vacanza è ormai agli sgoccioli, ma come non fare un giro a Portobello? L’aria un po’ dimessa dei giorni feriali, ma il fascino delle casette ordinate e colorate ci fa assaporare la calma e il silenzio di un giorno di mercato a Londra e passeggiando arriviamo fino a Notting Hill.

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Nel pomeriggio dopo aver procurato in extremis dei biglietti per il musical “The Commitments” che vedremo in serata, andiamo a visitare il museo di Storia Naturale e per finire un giro nell’immancabile Harrod’s.

L’ultimo giorno trascorre nella piacevole occupazione di acquistare qualche regalino da riportare a casa, ma soprattutto, nell’estenuante ricerca dei the Pukka che a detta di Daniele sono venduti praticamente ovunque, ma che evidentemente sono stati ritirati tutti dal commercio prima del nostro arrivo. Dopo aver visitato 10 supermercati, gettiamo miseramente la spugna e ripieghiamo su altri prodotti, in fin dei conti Londra rimane sempre la città del the delle 5 p.m..

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5 pensieri su “Andare a Londra…un luogo comune

  • Giugno 1, 2015 alle 12:22 pm
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    I love Sir W.Turner so much
    😉

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    • Giugno 1, 2015 alle 3:57 pm
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      Turneeeeeeerrrrr-Codaliscia 😉

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      • Giugno 3, 2015 alle 6:49 am
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        A ripensarci, invece di concentrarmi su Sir W. Turner, avrei dovuto apprendere l’INCANTO PATRONUS… sarebbe stato utile in questi GG 🙂

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  • Giugno 3, 2015 alle 6:53 am
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    La parola “fish&chips” non si trova entro le prime 10 righe così come invece avrei scommesso….

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    • Giugno 5, 2015 alle 8:39 am
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      caro Antonio, anche se non gli è stata data molto enfasi, ti assicuro che il fish&chips Jumbo del North Sea Fish Restaurant era tanta, tanta, tanta roba..

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