UN’ESTATE AL NORD… DELLA SPAGNA TRA JAMON E PULPO.

Poi attraversammo una grande pianura, e sulla destra c’era un grande fiume che luccicava al sole tra il filare degli alberi, e in lontananza potevi vedere l’altopiano di Pamplona che spicca nella pianura, e le mura della città, e la grande cattedrale marrone e il profilo frastagliato delle altre chiese. Dietro l’altopiano c’erano le montagne, e ovunque guardavi vedevi altre montagne e davanti la strada si stendeva bianca nella piana verso Pamplona. (E.Hemingway).

Il viaggio estivo del 2022 è un progetto ambizioso, un anello che, da Madrid a Madrid, ci condurrà attraverso Aragona, Navarra, Paesi Baschi, Cantabria, Asturie, Galizia e Castiglia Leòn. Un viaggio tra arene e storie di toreri, tra cattedrali immense e spiagge sull’oceano, paesini di pescatori e luoghi di culto.

Anche questa volta ci affidiamo alla nostra agenzia di fiducia per prenotare quasi tutto, volo compreso @mrviaggio_ponticelli (https://www.instagram.com/mrviaggio_ponticelli/) e Giovanna come sempre riesce a rispondere a tutte le nostre esigenze, tappa per tappa, con le soluzioni più adatte.

Il 13 agosto dopo qualche turbolenza il nostro aereo atterra a Madrid e noleggiata l’auto ci dirigiamo verso l’albergo che abbiamo prenotato in pieno centro. Ci fermiamo solo una notte ma non è un buon motivo per non assaporare dell’ottimo jamon.

La mattina successiva si parte alla volta di Saragozza. Ci vogliono circa 3h e mezza e ci arriviamo nel primissimo pomeriggio. E’ molto caldo nonostante il vento ma non ci facciamo scoraggiare, e dopo un veloce pranzo andiamo a fare un giro in città.

E’ domenica e negozi e musei sono chiusi, ma non c’è problema abbiamo tutto il tempo per visitare la Basilica de Nuestra Señora del Pilar che domina la città con le sue torri e la sua monumentale cupola e la vicina Cattedrale del Salvatore.

Ritornati in albergo ci godiamo la piscina sul tetto dell’albergo con splendida vista della città e una cena nell’adiacente ristorante. 

La mattina del 15 molto presto visitiamo lo splendido museo di Goya che vanta l’insieme di opere di maggior pregio di uno dei più apprezzati artisti spagnoli di tutti i tempi, che ebbe i natali in un paesino non lontano da qui.

Quindi, ripresa l’auto, ci rechiamo al palazzo dell’Aljaferia. Fortunatamente abbiamo prenotato i biglietti perché per la giornata è tutto esaurito. Il palazzo è molto interessante, si dice che sia il più bel palazzo islamico fuori dall’Andalusia, ma decisamente non regge il confronto con quanto visto da quelle parti qualche anno fa. E’ un palazzo fiabesco dell’XI secolo divenuto il simbolo del massimo splendore raggiunto da Saragozza durante il regno di Taifa.

Terminato il giro del palazzo ci rimettiamo in auto in direzione Pamplona. Ci arriviamo nel tardo pomeriggio. Da queste parti si cena assai tardi e tutto è ancora aperto. Si dice che Pamplona viva su due estremi opposti: bagni di folla, fiumi d’alcol e pazzie durante la settimana di San Fermìn, una città molto tranquilla durante il resto dell’anno, ma non per questo meno interessante con i suoi scorci e i suoi prelibati pintxos. 

Noi però un po’ di quell’atmosfera folleggiante vogliamo comunque coglierla e quindi ci dirigiamo verso la Plaza de toro. Un museo, un monumento ad una delle più importanti tradizioni della città. L’audioguida è veramente molto dettagliata: usanze, rituali, tori e toreri famosi. I video, gli ambienti, aiutano a cogliere un pizzico dello spirito che anima la corsa dei tori, sembra quasi di trovarsi lì in mezzo. La visita finisce nell’arena, proprio come la corsa dei tori, e con Claudia ci divertiamo molto a giocare con le sagome di toro e le capote de brega lasciate appositamente lì per far divertire i turisti.

Quando usciamo c’è ancora moltissima luce ed è veramente piacevole girare per le strade e godersi un po’ la città.

La mattina successiva prima di ripartire alla volta di San Sebastian, ci rechiamo alla cattedrale di Pamplona che non abbiamo avuto modo di visitare il giorno precedente. Sostanzialmente gotica, la cattedrale sorge nel punto in cui si incrociavano cardo e decumano, a testimonianza delle origini romane della città, e ha nel chiostro l’elemento di maggiore interesse. 

Ripartiamo quindi verso San Sebastian, quando ci arriviamo è ancora presto ma il cielo è coperto. Nonostante questo, la famosa spiaggia de la concha è gremita di persone, e molti sono i temerari che fanno anche il bagno. Passeggiamo sul lungomare, ci godiamo un po’ di quest’atmosfera che ha reso famosa la cittadina spagnola, sicuramente una delle più belle del litorale della Cantabria, andiamo a giocare un po’ con sabbia, prendiamo un aperitivo al tramonto.

Stanchi infine ci dirigiamo nell’appartamento che abbiamo affittato per qualche giorno.

La mattina successiva, splende il sole e quindi, dritti in spiaggia! Per il pranzo scegliamo uno dei tanti bar de pintxos di cui la città va fiera, gironzoliamo un po’ per il centro storico, quindi con la funicolare saliamo sul monte Igueldo, la cui cima ospita un bel parco giochi vecchio stile oltre ad offrire una vista meravigliosa sulla baia e la costa circostante.

Il giorno successivo piove, il tempo ideale per visitare l’acquario, ma anche il museo Eureka!, museo della scienza veramente interessante per Claudia.

Il 19 agosto è giorno di ripartenza, siamo diretti a Bilbao ma lungo la strada facciamo qualche sosta per ammirare gli splendidi paesaggi costieri, immancabile la sosta a Guernica, la piccola città dei Paesi Baschi sopravvissuta all’atroce bombardamento del 1937 e immortalata nel quadro di Picasso.

Facciamo quindi un tentativo per visitare San Juan de Gaztelugatxe. E’ uno dei tanti luoghi assolutamente da sogno disseminati sulle coste dei Paesi Baschi ma non riusciamo ad arrivare all’eremo perché il numero di accessi è limitato e noi non abbiamo prenotato. Da quando infatti, San Juan de Gaztelugatxe è Roccia del Drago, la fortezza di Daenerys, il turismo è praticamente impazzito e riusciamo solo a goderci il paesaggio dall’alto.

Arriviamo a Bilbao nel pomeriggio, sono i giorni della Semana Grande, si respira aria di festa, le strade sono piene di persone così come i locali di pintxos. Facciamo una passeggiata nel casco viejo fino alla splendida cattedrale, quindi torniamo verso il Nervion per un giro nel Mercado de la Ribera.

Il 20 agosto il sole splende e noi andiamo dritti al Guggheneim. Progettato da Frank O. Gehry, questo museo-icona ha rivoluzionato il volto della città e in qualche modo l’ha fatta rinascere dalla profonda crisi che l’aveva colpita nel corso degli anni ‘90.

Sorge sul sito dell’ormai abbandonato vecchio porto, luogo strategico e allo stesso tempo simbolico, poiché da lì la città, grazie a quello che è stato correttamente definito Bilbao effect, è rinata, proprio dallo stesso luogo che l’aveva resa grande e le aveva garantito ricchezza per secoli.

E’ un’icona esuberante e scintillante, ricorda una nave con le sue facciate ricurve e rivestite di titanio e custodisce al suo interno 11mila mq di spazio espositivo, mentre diverse opere site specific sono state collocate negli anni all’esterno come il gigantesco cane Puppy composto da 70.000 fiori che fa da guardia all’ingresso del museo o l’enorme ragno della Bourgeois sulla scalinata verso il fiume. 

La visita ci assorbe tutta la mattina, ne usciamo verso ora di pranzo e, dopo esserci rifocillati, ci dirigiamo verso il museo Marittimo dell’Estuario di Bilbao ospitato sul sito una volta occupato dai cantieri navali Euskalduna che hanno chiuso i battenti negli anni ’80.

Quando terminiamo la visita abbiamo ancora tempo per goderci la luce e il sole sulle rive del fiume mentre Claudia scorrazza nelle grandi aree giochi a sua disposizione.

La mattina successiva lasciamo Bilbao alla volta della grotta di Altamira. Situata nel presso Santillana del Mar è sicuramente uno dei monumenti più famosi della preistoria tanto da essere soprannominato la Cappella Sistina della preistoria per le figure policrome di bisonti, cavalli, cinghiali e cervi dipinti nel Paleolitico superiore. In realtà la grotta originale è chiusa al pubblico e oggi è possibile ammirare una riproduzione molto fedele che rende comunque l’idea della grandezza del sito la cui scoperta ha rivoluzionato la prospettiva sul pensiero e l’animo dei nostri antenati.

Dopo aver consumato uno spuntino nell’area picnic facciamo una sosta molto piacevole per Claudia al vicino zoo di Santillana, prima di riprendere la nostra strada verso Santander.

Arriviamo nella capitale della Cantabria, paradiso dei surfisti, nel tardo pomeriggio, ma siamo in tempo per salire sul tetto del centro Botin, il museo di arte contemporanea progettato da Renzo Piano con una particolare struttura avveniristica sospesa sull’acqua, per goderci le luci morbide di un lungo e magnifico tramonto tra mare e città.

Il 22 agosto il cielo è coperto al mattino ma la cosa non ci preoccupa, abbiamo imparato che da queste parti il tempo cambia assai rapidamente, ci incamminiamo lungo la costa verso il Museo Marittimo del Cantabrico. Lungo la strada il paesaggio è un susseguirsi di spiagge costa rocciosa che fanno comprendere perché questa baia sia così amata da chi pratica sport acquatici.

All’uscita prendiamo un bus diretto alla Penisola della Magdalena, un parco di 25 mila ettari, completamente a picco sul mare, un vero e proprio promontorio che si estende delineando il confine della baia. La sensazione quindi è quella di trovarsi tra due mari, da un lato le acque tranquille della baia, dall’altro le onde dell’oceano che si infrangono lungo il costone roccioso.

Compriamo un biglietto per uno dei trenini che percorrono tutto il periplo, così senza troppo sforzo possiamo ammirare la residenza reale, il mini zoo marino che ospita qualche esemplare di foche, leoni marini e pinguini, il faro, le riproduzioni dei galeoni e chiudiamo nel grande parco giochi per i bambini.

Tornati in città ci dirigiamo verso la Cattedrale di Nuestra Señora de la Asunción, un imponente complesso architettonico in stile gotico che caratterizza il panorama urbano di Santander con la sua posizione leggermente sopraelevata rispetto al resto della città. E’ formata da tre strutture: la chiesa inferiore, la parte più antica, la chiesa superiore e il raffinato chiostro.

Arriviamo fino al mercato de la Esperanza, quindi torniamo nuovamente verso il mare per percorrere il Paseo de Pereda il lungomare cittadino, luogo di ritrovo disseminato di diversi punti di interesse tra cui il monumento a los raqueros, ma anche diversi parchi giochi per tutte le fasce d’età.

La mattina successiva partiamo alla volta delle Asturie, alla volta di Oviedo. Da queste parti si dice “Ser español es un orgullo, asturiano es un título” ad indicare l’importanza che da queste parti si dà alla storia e all’essere una regione della Spagna a non essere mai stata conquistata.

Al di là dei modi di dire, in effetti Oviedo ha un passato ricco e un patrimonio storico artistico racchiuso nel suo centro storico veramente notevole. Partiamo dalla plaza de Alfonso su sui si affaccia la Cattedrale del Santo Salvatore, commistione di stili, con la sua altissima torre.

Quando terminiamo la visita è ora di pranzo e quindi, quale migliore occasione per percorrere “el Bulevar del la Sidra” alla ricerca di un posto in cui rifocillarci e provare la prelibatezza locale? Il sidro non è solo una bevanda tipica, ma un vero e proprio simbolo di questa città che viene preparato e versato con un vero e proprio rituale, versandolo rigorosamente dall’alto. Non è solo un’esibizione per turisti, ma l’unico modo in cui il sidro va servito seguendo l’escanciado. Il sidro viene servito solo in bottiglia, alzandola poi sopra la testa e versandola nel bicchiere, facendolo schizzare colpendo il bordo.

Sazi e contenti ricominciamo a passeggiare alla ricerca delle tante statue che caratterizzano il centro urbano tra cui quella di Woody Allen e quella del Culis monumentalibus, ma certamente quella che Claudia apprezza di più è quella di Mafalda, situata nel parco San Francisco e omaggio al suo creatore Quino. 

Girovagando passiamo per la città ci soffermiamo su Plaza de la Costitucion, certamente una delle piazze più importanti di Oviedo, sede del Municipio e della chiesa di San Isidoro El Real.

Tornati in plaza de Alfonso visitiamo il museo delle belle arti delle Asturie, la cui collezione, la quinta per grandezza di tutta la spagna è custodita all’interno di tre edifici di grande valore storico per la città.

La mattina dopo ci dirigiamo verso la vicina Gijon, il tempo non è molto bello ma riusciamo comunque a goderci un giretto per la città, quando si mette a piovere, ci rintaniamo nell’acquario e poi dritti in una delle locande per un buon piatto di pulpo e ancora dell’ottimo sidro.

Quando ci rimettiamo in macchina il tempo è ancora brutto ma decidiamo comunque, tornando verso Oviedo, di salire sul monte Naranco alla volta del panoramico monumento del sagrado Corazòn, ma non siamo fortunati e non decisamente non si vede nulla del panorama magnifico che pare si goda da qui. 

Nei dintorni di Oviedo ci fermiamo presso le varie chiesette preromaniche della zona, tra cui spicca la Chiesa di Santa Maria del Naranco, Patrimonio Unesco monumentale delle Asturie dal 1985, monumento emblematico per tutta la regione. La struttura della chiesa si sviluppa su due piani, raggiungibili con una scala posta all’esterno.L’architettura così inusuale è dovuta al fatto che in origine era un luogo per la caccia dei nobili.

Altro sito patrimonio dell’Umanità è la Chiesa di san Julian de los Prados, costruita tra l’anno 812 e l’anno 842, in onore ai martiri Julián e Basilisa, coniugi che si ritirarono alla vita monacale, di questo monumento spiccano le pitture murali colme di simboli e figure geometriche nonché la grande varietà di colori.

Prima di cena c’è ancora tempo per qualche giro sulla scenografica giostra ai piedi della cattedrale, e così salutiamo le Asturie, l’indomani si parte verso la Galizia.

La mattina il tempo non promette niente di buono, ma noi, caparbi, ci dirigiamo verso Cabo Ortegal, prima di arrivarci un violento piovasco si abbatte si di noi e poi una festa per le strade del vicino paese di Carino, che non si interrompe neanche per la pioggia, ci costringe ad una lunga deviazione.

Quando siamo quasi in zona è ora di pranzo e ne approfittiamo per fare una pausa pranzo nell’unico locale, anche panoramico, di questo tratto di costa.
Si mangia bene, la vista è splendida e la ragazza molto gentilmente ci ha lasciato l’ultimo tavolo libero, ci sentiamo fortunati.

Quando usciamo di lì ha smesso di piovere e quindi possiamo raggiungere il faro, la costa è veramente stupenda, è decisamente valsa la pena di fare la deviazione. Dirigendoci verso La Coruna attraversiamo brulle colline avvolte dalla nebbia, ma quando arriviamo in città il temporale è alle spalle e la prima impressione del posto è decisamente positiva.

Usciamo attratti dai raggi di sole tra le nuvole, girovaghiamo per la città, ammiriamo le spiagge, arriviamo in plaza de Maria Pita, gremita a festa, giriamo per le strette strade pedonali, visitiamo la chiesetta di Santiago, per finire nuovamente sul lungomare, quindi a cena davanti un buono piatto di pulpo.

Il 26 mattina come prima cosa ci dirigiamo verso l’Acquarium Finisterre, più che un semplice acquario è un centro per la divulgazione scientifica e l’educazione ambientale, che ha come obiettivo principale la conoscenza dell’Oceano e della vita marina.

Il giro comprende anche una parte esterna in cui assistiamo al pasto delle foche. All’uscita ci dirigiamo verso la Torre d’Ercole, un luogo ormai simbolo della città galiziana, costruito in epoca romana e ancora funzionante dà l’impressione di trovarsi alla fine del mondo. Intorno, un piacevole reticolo di sentieri, conduce a vedute mozzafiato sulla costa e ad una serie di sculture moderne.

Dopo pranzo ci rechiamo al Museo Nacional de Ciencia y Tecnología (MUNCYT), museo divertente e interattivo, in cui certamente la sezione frontale di un boing 747 rappresenta una delle attrazioni principali.

Torniamo infine verso il lungomare e ci concediamo un divertente giro sulla ruota panoramica.

La mattina successiva partiamo alla volta del Cabo Fisterra, è probabilmente il faro più visitato d’Europa, KM 0,00 del cammino di Santiago, è qui che i pellegrini considerano terminato il loro viaggio.

Questo luogo è stato ritenuto durante secoli il limite delle terre conosciute la frontiera con l’aldilà, la fine del mondo e ha esercitato un’eccezionale forza attrattiva, assolutamente comprensibile se ci si ferma ad ammirare la grandezza della terra che si butta nell’Oceano Atlantico. Da qui comincia la costa da Morte e questo lembo di terra ne è un assaggio.

Nel pomeriggio giungiamo a Santiago de Compostela e come una calamita veniamo attratti verso la piazza della cattedrale. Intorno a noi folle di fedeli giunti qui a piedi, da ogni angolo di Spagna. Lungo o breve il loro cammino li ha condotti qui, e qui si ritrovano all’ombra di questa cattedrale felici di aver percorso l’itinerario di pellegrinaggio più antico d’Europa.

Santiago de Compostela è l’emblema del viaggio, l’estremità nord-occidentale della Spagna, la fine di un percorso, e anche se noi certamente non ci siamo arrivati a piedi, abbiamo inevitabilmente la sensazione di trovarci in luogo iconico e la Cattedrale è lì a ricordarcelo e ovviamente la nostra visita della città parte proprio dalla tomba di Santiago.

Dobbiamo amaramente accettare di non riuscire a vedere la vera perla e cioè il portico da gloria, ma anche tutto il resto è veramente magnifico.

Gironzoliamo quindi per le strade gremite di gente, tra gli eleganti palazzi che adornano le vie porticate e le piazze del centro storico.

La mattina dopo ci spingiamo fino a Vigo attratti principalmente dalle ostriche, dice che sono un antidoto per la sbornia, noi di certo non abbiamo bevuto però sono squisite accompagnate ad un fresco bicchiere di vino. Per il resto Vigo non è certo tappa indimenticabile, ma certamente merita una sosta.

Ci dirigiamo quindi verso Pontevedra, piacevole cittadina dal centro storico raccolto e caratterizzata da una serie di eleganti piazze, palazzi e chiese.

Ripartiamo dunque alla volta di Combarro, nella zona della Rias Baixas.

Il centro di Combarro è un esempio rappresentativo di tre elementi architettonici tradizionali della Galizia: le case marinare, le croci ma soprattutto gli “horreos”, utilizzati per immagazzinare alimenti, la maggior parte di queste costruzioni in pietra o legno su pilastri risalgono al XVIII e al XIX secolo.

Tornando verso Santiago facciamo ancora una sosta a Cambados, cittadina famosa soprattutto per la produzione di vino bianco, l’Albarino.

La mattina del 29 agosto abbandoniamo i paesaggi costieri per rientrare verso l’interno, giungiamo a Leon, città il cui centro storico è uno scrigno che è riuscito a conservare testimonianze e siti di diversi periodi storici. Dalle mura romaniche alle piazze medioevali, dai capolavori in stile gotico a quelli rinascimentali: León è una città molto affascinante.

La Cattedrale di Leòn è un capolavoro in stile gotico che ricorda le cattedrali francesi, la sua imponente facciata con campanile e torre dell’orologio dominano la plaza de Regla ma anche tutte le prospettive dalle stradine circostanti.

Ci aggiriamo quindi per la città, attraversando plaza mayor e arrivando fino alla plaza del grano dominata dalla chiesetta di Santa Maria del Camino del XII secolo. Su richiesta di Claudia visitiamo Casa de los Botines una delle poche opere che l’architetto Antonio Gaudí ha realizzato fuori dalla Catalogna. 

Per la mattina successiva recuperiamo la visita alla Real Basilica di Sant’Isidoro, chiesa romanica eretta nel luogo in cui in precedenza sorgeva un tempio romano dedicato a Mercurio. Accanto alla Basilica è poi stato realizzato il Pantheon dei Re, ovvero un monumento sepolcrale per i sovrani che è considerato uno dei più antichi di Spagna. Qui si trovano le spoglie dei re di León e di altri membri della corte leonese. 

Partiamo quindi alla volta di Burgos, ultima tappa del nostro percorso. Capitale della Castilla e Léon, una regione dell’entroterra spagnolo dove campi di grano e girasoli rivestono verdi colline e pianure, Burgos è una città che unisce splendore medievale e paesaggi rurali. La sua fama turistica è legata alla magnifica Cattedrale, una tra le chiese più belle di tutta la Spagna e uno degli esempi più rappresentativi di gotico spagnolo.

La città vanta anche una cucina locale ricca di specialità tradizionali e questo la rende un ottimo punto d’arrivo per il nostro viaggio.

Domani torneremo a Madrid, lasceremo la nostra macchina e torneremo in Italia, ma questo pezzo di spagna, le sue giornate infinite, l’animo festaiolo, gli orari tardi, la cordialità , l’amore per i bambini sempre ben accetti e per cui riservano sempre un gran sorriso li riportiamo con noi, nei nostri più bei ricordi.

Un pensiero su “UN’ESTATE AL NORD… DELLA SPAGNA TRA JAMON E PULPO.

  • Ottobre 11, 2024 alle 6:30 pm
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    Molti di questi posti non li ho mai visitati e mi è venuta una gran voglia di andarci.

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