[…]Provenza, accogliente terra del sud.
Terra di pittori e poeti
di aromi e profumi.
[…]
Paesini ridenti
dolci sentieri
ombrosi pendii
luoghi incantati. […]
Il 2019 è l’anno della cifra tonda per Laura e poiché viaggiare, per noi, è il modo migliore di festeggiare, ad ottobre si parte! L’itinerario di 9 giorni comincia da Marsiglia e copre le mete più famose della Provenza e della Camargue, con una puntata in Linguadoca…si, per un boardgamer come Donato è impossibile pensare di arrivare fin lì e non visitare Carcassone.
Prima di partire avevamo letto molto del sovraffollamento turistico di queste zone, ma ad ottobre, rinunciando ai campi di lavanda in fiore che certamente fanno parte del fascino di queste zone, si ottiene in cambio molta tranquillità, meno gente in giro, poco traffico e soprattutto un clima piacevolissimo che permette di apprezzare al meglio le specialità locali di vini e formaggi.
Il 5 di ottobre prendiamo il nostro aereo e in poco più di due ore siamo a Marsiglia. Arriviamo in città in serata e preso possesso del nostro minuscolo appartamento ai confini del quartiere Le Vieux-Port e soddisfatte le necessità di sostentamento di Claudia, usciamo per passeggiata e cena, a base di ostriche. I vicoli di Marsiglia sono incantevoli e nonostante le ardite salite e discese la cena nel cuore di Le Panier ci fa immergere subito nell’atmosfera di questa città.
Il giorno dopo lo dedichiamo all’esplorazione di Marsiglia, cominciando proprio da Le Vieux-Port e il suo grande e affollato lungomare, lo percorriamo per un buon tratto fino alla Cattedrale De la Major, la giornata è splendida ed è un vero piacere passeggiare.





Per pranzo ci addentriamo nuovamente in Le Panier, ci fermiamo a visitare la Vieille Charité e nel primo pomeriggio riscendiamo giù verso il porto per poi salire fino alla Basilica di Notre Dame de la Garde. Da qui il panorama del porto di Marsiglia si apre in tutto il suo splendore, ma costa veramente molta fatica trascinare il passeggino di Claudia su giù per le scale di questa Basilica su più livelli e arroccata in cima alla collina.




Tornati nella parte bassa bighelloniamo ancora un po’ e infine lasciamo questa città alla volta di Salon de Provance, con la sensazione di doverci tornare, quanto meno per andare a vedere l’isola in cui, nel libro di Alexandre Dumas, Edmond Dantes viene tenuto prigioniero.


Giorno 7 ottobre partiamo alla volta di Roussillon e il sentiero delle ocre. Subito fuori dal paesino di Roussilon immerso nel cuore del Luberon, il sentiero delle ocre viene definito il Colorado Provencal per le forme e i colori che lo ricordano. In effetti è molto piacevole passeggiare per questo sentiero.






Prima di pranzo esploriamo un po’ il paesino di Roussillon.



Nel primo pomeriggio ci rechiamo in uno dei luoghi simbolo della Provenza, l’Abbazia di Sénanque. Nell’immaginario collettivo ovviamente è una magnifica cattedrale che sorge al termine di un campo di lavanda, ma, come detto, ottobre non è certo periodo di fioritura e sebbene molto suggestiva a noi rimane soprattutto il ricordo di una lunghissima visita guidata “solo in francese” che ci ha lasciato un po’ amareggiati.



Dopo una brevissima sosta nel vicino paesino di Gordes, torniamo al nostro alloggio.

Il giorno successivo è quasi interamente dedicato alla scoperta di Aix-en-Provance. Dopo una breve deviazione per arrivare ai piedi della famosa montagna di Saint Victoire, il cui fascino ha ispirato la serie di dipinti di Cezanne, arriviamo nella graziosa cittadina provenzale. Decidiamo di acquistare un po’ di ghiottonerie locali tra cui i famosi calissons e animati dallo spirito impressionistico dell’en plein air ci rechiamo ai giardini Terrain des Peintres per consumare il nostro pic-nic. Circondato da giardini di cipressi e ulivi tipici della Provenza offre scorci interessanti della zona e delle montagne vicino Aix-en-Provance e per un attimo immaginiamo Cezanne intento a dipingere il paesaggio circostante.

Ritornati nella cittadina ci dedichiamo a visitare le sue strade e le sue piazze animate da belle fontane. Per la sua eleganza qualcuno la paragona ad una piccola Parigi, ma oggettivamente il paragone a noi pare più che azzardato.



La sera rientriamo nel nostro appartamento e vorremmo uscire a festeggiare i favolosi 40 ….ma con i nani si sa, non sempre è possibile seguire i propri piani e noi abbiamo imparato ad avere sempre un piano B. Quindi, nonostante Claudia in modalità indomabile, non ci facciamo certo mancare i brindisi con il buon vino rosè locale accompagnati da una sostanziosa dose di formaggi francesi.
Il giorno successivo lo dedichiamo alla scoperta della Camargue, un luogo che sin da subito ci affascina e ci entra nel cuore. Sarà per il suo animo gitano, sarà per la magia dei suoi cavalli bianchi, ma anche il clima umido e semi paludoso passa in secondo piano.




La prima sosta è a Le Parc Ornithologique di Pont de Gau. Grande parco di natura selvaggia è, di fatto, una delimitazione, lievemente riadattata con un percorso pedonale, di un’intera porzione della Camargue, che si snoda vicino all’Etang du Vaccarès, un grande stagno abitato da tantissime specie di uccelli.




Diversi sentieri si snodano nel paesaggio intervallati da postazioni specifiche per l’osservazione da vicino di fenicotteri rosa, aironi porporini, merli acquatici, ma anche garganelle, castori, bisce e cavalli allo stato brado.









A pranzo giungiamo a Saintes-Maries-de-la-Mer. In ottobre questo luogo ha il fascino un po’ decadente delle località di mare fuori stagione, anche la giornata è un po’ scura ma l’ottimo pranzo a base di ostriche, pesce e vino bianco ci ripaga dei mancati festeggiamenti della sera prima. Sazi e soddisfatti visitiamo la cittadina e, ovviamente la sua bella cattedrale, luogo di culto d’elezione della cultura gitana, poiché nella cripta di questa chiesa sono conservate le spoglie di Santa Sara.





Tutta l’atmosfera che si respira è molto poco francese: i gitani, lo stadio delle corride, la croce di Camargue che campeggia ovunque… e non abbiamo ancora visto nulla.
Nel pomeriggio giungiamo ad Aigues Mortes. Claudia dorme nel suo passeggino e anche le nuvole sono andate vie. Piano piano il sole sta tramontando sulle mura cittadine e una strana euforia anima la cittadina. Non riusciamo a comprendere che tipo di festa vi sia in corso, gente un po’ alticcia percorre i vicoli della città, quando rimaniamo bloccati da altissime transenne. Cominciamo a preoccuparci, inizialmente avevamo pensato a follie locali, ma quando tornare alla macchina diventa più complicato del previsto cerchiamo di capire di che si tratta. Corsa dei Tori. Ebbene sì, le transenne, l’euforia, tutto era dovuto a questa corsa imminente. Inutile dire che per uscire dalla città abbiamo fatto dei giri infiniti e stavamo quasi per perdere ogni speranza.




La sera ci dirigiamo verso Montpellier e la Linguadoca, ma abbiamo l’amaro in bocca per non aver potuto spendere in questa zona ancora qualche giorno.
La mattina del 10 come tre bravi meeple entriamo nella cité di Carcassone. La cittadella fortificata più grande d’Europa, caratterizzata da torri merlate e doppia cinta muraria, è un gioiello medievale. Il castello e le stradine sembrano essere uscite da leggende antiche e anche se ci siamo spinti fin qui soprattutto per vedere dal vivo il luogo che ha ispirato uno dei giochi da tavolo più famosi degli ultimi anni, in effetti il tempo speso per la deviazione è grandemente ripagato.




Dopo aver festeggiato il nostro anniversario con un pranzo a base di un buon rosso locale e un piatto di robusta cassoulet completiamo il giro della cittadella.




Sulla strada del ritorno prima di arrivare a Narbonne, dove alloggeremo, ci fermiamo a visitare la magnifica abbazia di Sainte-Marie de Fontfroide. L’abbazia cistercense risale all’XI secolo, è famosa per aver combattuto insieme a Papa Innocenzo III contro la dottrina dei Catari, fu sciolta nel corso della Rivoluzione Francese nel 1791 e successivamente rifondata dai monaci dell’abbazia di Senanque.



La mattina dell’11 ottobre dedichiamo qualche ora a visitare l’accogliente cittadina di Pezenas. Nel XVI secolo fu capitale degli Stati Generali della Linguadoca, periodo in cui la città conobbe il suo momento di maggiore splendore e in cui furono costruiti molti dei palazzi privati e degli edifici sontuosi che ancora oggi danno alla città quell’aria da vecchia gloria. La cittadina è anche molto famosa per aver accolto Mòliere, che era personaggio non gradito nella capitale.

E’ quindi la volta Nimes, cittadina di chiare origini romane, periodo di cui conserva un cospicuo patrimonio architettonico e monumentale. Essa rappresenta un punto di commistione tra la Provenza e la Linguadoca e conserva l’atmosfera festosa tipica del sud. Cominciamo la nostra visita da quello che certamente è il punto di interesse principale della città, l’anfiteatro romano del I secolo, in grado di contenere fino a 24.000 spettatori, che attualmente ospita corride e corse di tori.




Altro punto di interesse è la Maison Carrée, un tempio romano del I secolo molto ben conservato, con colonne sormontate da capitelli corinzi. Il nostro giro si conclude al Jardin de la Fontaine, uno dei più bei giardini di tutta la Francia, creato attorno alle rovine del tempio di Diana e della torre Magne.







In serata giungiamo ad Arles, l’appartamento che abbiamo prenotato ha una magnifica vista sull’anfiteatro e la serata è decisamente piacevole.

Il giorno dopo, ci accompagnano un po’ di nuvole ci dirigiamo verso il vicino Pont du Gard. Capolavoro dell’architettura antica è una delle più belle costruzioni romane al mondo, costituito da tre serie di arcate domina il fiume Gardon con i suoi 49 mt di altezza.




In tarda mattinata arriviamo ad Avignone. Città vivace e ricca di monumenti è considerata la “capitale” della Provenza. Dopo un veloce pranzo visitiamo il Palazzo Papale e mentre Claudia schiaccia un pisolino nello zaino ci godiamo la visita.



Al termine della visita il temporale ci scaccia dalla città e ne approfittiamo per dirigerci verso Les Baux de Provance. Paesino molto piccolo, arroccato e trasformato in una calamita per turisti, in cui i negozi di filati provenzali si alternano a quelli di saponi, sembra quasi artefatto nella sua perfezione.




L’ultimo giorno lo dedichiamo interamente alla città di Arles. Città fondata dai romani sul fiume Rodano oggi custodisce diversi interessanti monumenti risalenti a quell’epoca a cui si affiancano graziosi caffè e piazzette molto animate. Nasconde, come molti altri luoghi da queste parti, un’anima spagnoleggiante che viene fuori interamente nelle giornate di festa.






Nel tardo pomeriggio torniamo a Marsiglia, anche questa vacanza finisce e come spesso accade rimane il rimpianto di non aver avuto un po’ di tempo in più da dedicare qui e là al nostro giro.

bellissimooo, era uno dei giri che avevo in wish list prima che arrivasse questo virus a sconvolgere completamente le nostre esistenze.
unica pecca: manca il video di Claudia che dice LIGIA D’OCA!!!
😀 😀 😀
Ma neanche una noticina sulla montagna di San Victoire???