La perla boema: città del Golem e della birra

“Praga è una città sfuggente, che richiede di essere percorsa in lungo e in largo e contemplata di giorno e di notte per svelare, dietro la ricchezza dei monumenti e le atmosfere da romanzo, tutta la sua complessità.”

Marzo 2017, per festeggiare i nostri primi sei anni decidiamo di puntare su Praga, una piccola perla incastonata nell’Europa centrale, intrisa di storia, arte e architettura; una città in cui è difficile muoversi nel centro storico senza imbattersi in scolaresche in gita e frotte di turisti ma in cui magia, romanzesco e mistero si intrecciano ammaliandoti.

Si parte in una mattina di metà marzo, a Roma è già fiorita la primavera e nella città in riva alla Moldava ci attendono diversi gradi in meno e cieli coperti.

Come nostra abitudine arrivati a destinazione e lasciate le valigie in albergo, cominciamo a esplorare i dintorni e subito ci imbattiamo nell’inesorabile bellezza di Praga. Davanti a noi si apre Piazza della Repubblica con la Porta delle Polveri che svetta accanto al gioiello di art nouveau dell’Obecni dum. Rimandiamo ad un altro giorno la visita degli interni, abbiamo fame e dobbiamo ancora rodare il nostro rapporto con Praga.

Decidiamo quindi di partire da uno dei punti fermi di questa città: la birra. Ci sediamo al Medvidku per un pranzo veloce e per un’ottima scura.

Tornati all’aperto ci dirigiamo verso Piazza Venceslao. Nel medioevo era un mercato dei cavalli ma oggi è un vasto piazzale in lieve pendenza, costeggiato da filari di alberi sulla cui prospettiva domina il Museo Nazionale.

Questa piazza, oggi abbastanza degradata, è stata in realtà un luogo molto importante della storia ceca, essendo stato un punto cardine della resistenza contro i carri armati russi, ma anche centro nevralgico dei moti rivoluzionari del 1848, della proclamazione della Repubblica Cecoslovacca e delle giornate di agosto del 1968. Sempre in questa piazza, ai piedi della statua di San Venceslao, lo studente Jan Palach si immolò per protestare contro l’invasione sovietica e fu qui, che venne realizzato il primo palazzo in stile secessionista, progettato da Ohmann e oggi distrutto ma seguito poi da numerosi altri palazzi in questo stile come Palazzo Koruna o Palazzo Melantrich.

Affidandoci al caso ci infiliamo in alcuni passaggi, la cui magia risiede nella possibilità di sfuggire ai percorsi più ovvi. E’ cosi che ci troviamo sotto palazzo Lucerna ad ammirare la stata equestre rovesciata di San Venceslao, scultura insolita e fortemente beffarda di David Cerny.

Passeggiamo ancora un po’ dirigendoci verso l’albergo, per riposare e ricaricare le batterie per la cena.

Il giorno successivo, affrontiamo per la prima volta uno dei luoghi simbolo di questa città, il ponte Carlo.

Ci troveremo più volte ad attraversarlo tagliando la folla e a sgomitare con i turisti nel tentativo di rubare la foto perfetta, impresa improba. Che lo si abbordi partendo dalla Città Vecchia o dalla parte di Mala Strana ci si trova ammaliati dal suo fascino magnetico e immersi nelle sue scenografie da cartolina, attratti dalle gigantesche statue in arenaria annerite dal tempo. Noi partiamo da Stare Mesto, attraversando la possente torre del ponte della città vecchia, da lontano già si scorge il castello in cima alla collina. Proviamo ad isolarci da concerti improvvisati, proposte di crociere in battello per concentrarci su questo ponte leggendario, sui suoi 650 anni di storia e sulla sua struttura ad archi e sulle sue 30 statue dedicate ai Santi del Cielo della Boemia barocca, tra questi ovviamente non può mancare San Giovanni Nepomuceno, patrono dei cechi così come i Santi Cirillo e Metodio che hanno ricoperto un ruolo fondamentale nell’evangelizzazione degli Slavi.

Le statue scivolano intorno a noi mentre giungiamo sull’altro lato della Moldava nel quartiere di Mala Strana.

Il nostro obiettivo è il castello di Praga, quello che è a tutti gli effetti una città nella città in cima alla Hradcany, che merita di essere attraversata con calma, esplorata in ogni suo angolo e cortile, per scoprirne la storia millenaria.

All’interno delle sue mura è incastonato l’edificio che rappresenta il centro religioso della Boemia, la Cattedrale di San Vito, sorprendente per la sua mole, arricchita da doccioni e guglie, con il suo grande rosone, la sua Porta d’Oro, la cappella di San Venceslao, la tomba di San Giovanni Nepomuceno e il mausoleo reale.

Ma i gioielli di questa piccola città non sono finiti, il vecchio palazzo reale e il nuovo palazzo reale, la piazza di San Giorgio con la basilica e il convento, la torre delle Polveri e il vicolo d’oro. Tutta la prima parte di questa giornata la impegniamo nell’esplorazione di questi luoghi e solo quando la fame comincia a farsi sentire decidiamo di scendere dalla collina per concederci una pausa pranzo.

Nel pomeriggio ci dirigiamo alla volta di Kampa, isola stretta tra la Moldava e la Certovka, dal fascino incantevole delle sue case colorate, i dehors dei caffè, il mulino e le inquietanti statue dei neonati giganti davanti al Museo Kampa.

Tornati sul lungofiume continuiamo a passeggiare finché giungiamo davanti al Teatro Nazionale, con la sua profusione di decorazioni narra un altro importante capitolo della storia culturale e musicale della città. Esso rappresenta un simbolo della lotta dei cechi per il riconoscimento della propria cultura e lingua e con la sua architettura neorinascimentale è ancora oggi un tempio della resurrezione nazionale.

Il nostro giro continua fino a raggiungere la casa danzante, anche detta “Ginger e Fred” per la sagoma delle due torri di vetro che evoca una coppia di ballerini. E’ un esperimento urbano piuttosto raro in città e che risale al 1996.

Continueremmo a passeggiare per ore per la città nella luce del tramonto, ma la stanchezza comincia a farsi sentire e poi è già quasi ora di cena.

Il terzo giorno comincia dal quartiere di Josefov, un quartiere elegante con i suoi palazzi secessionisti, neogotici e cubisti, ma la cui anima non riesce mai a dissociarsi dall’antico ghetto e dalle leggende del Golem. A testimonianza del suo passato rimangono ancora 5 sinagoghe, il vecchio cimitero e il municipio ebraico.

Cominciamo dalla neogotica sinagoga Maisel, oggi ospita un interessante museo sull’intricata storia della comunità ebraica di Praga. Tuttavia, la sinagoga che certo ci colpisce di più è la Sinagoga Pinkas, oggi commovente monumento agli ebrei della Boemia e della Moravia sterminati nei campi. Le pareti, interamente ricoperte di scritte raffinate, svelano di lettera in lettera l’identità di ciascuna delle vittime ceche della Shoah.

Un senso di vertigine assale il visitatore, che si trasforma in infinita tristezza visitando la sala in cui sono esposti i documenti e i disegni dei bambini del campo di Terezin. All’uscita raggiungiamo il Vecchio cimitero con le sue stele ammassate, dritte e di sghimbescio attraverso le quali si dipana un percorso che porta a scoprire le tombe di personaggi molto importanti per la comunità ebraica come Mordechai Maisel e Rabbi Low.

Sembra di stare in una selva di stele incise con lettere e simboli e quando usciamo la presenza dei negozietti di souvenir e la folla dei turisti sembra quasi rassicurante.

Visitiamo anche le altre Sinagoghe e l’immancabile monumento a Kafka prima di concederci una pausa per il pranzo.

Il pomeriggio visitiamo il magnifico Municipio della città.

Ci dedichiamo quindi al quartiere di Stare Mesto, inscindibile dalla Piazza della Città Vecchia, cuore pulsante della città che abbiamo già frettolosamente attraversato diverse volte ma su cui finalmente decidiamo di soffermarci.

La piazza sfoggia una ricchezza architettonica frutto della sua ricchezza economica passata e un mirabolante gioco di sovrapposizioni di stili che invano cerchiamo di imprimere nelle nostre memorie con un solo sguardo, sempre tentando di schivare in ogni modo ogni sorta di offerta turistica immaginabile.

E’ la volta quindi dell’orologio astronomico, aspettiamo che suoni l’ora in modo da poterne vedere il meraviglioso spettacolo meccanico ideato dal maestro orologiaio Hanus, con i suoi due quadranti e le figure allegoriche. Quando suona l’ora il meccanismo si anima e la morte tira la corda, scuote la testa e gira la sua clessidra.

Quando lo spettacolo termina, dirigiamo i nostri passi verso la Chiesa di San Nicola, quindi è la volta di Palazzo Kinsky e della casa “Alla campana di pietra”, della chiesa della Vergine Maria davanti a Tyn e la casa dell’Unicorno bianco.

Raggiungiamo quindi la “casa d’angolo al Minuto” con la sua facciata di graffiti raffiguranti scene bibliche e infine il Karolinum, università fondata da Carlo IV, e uno dei centri intellettuali più importanti d’Europa, e ci concediamo uno spuntino a base del caratteristico e onnipresente TRDLO, nella sua versione ripiena di gelato alla vaniglia.

Non è ancora ora di cena, quindi allunghiamo la nostra passeggiata fino al Klementinum, un complesso architettonico molto vasto edificato dai gesuiti e che ospita al suo interno due chiese, tre biblioteche, la cappella degli specchi e la torre Astronomica. La sera le luci della città che si riflette sulla Moldava ci stregano e nonostante il freddo pungente proviamo a racimolare qualche bella fotografia.

Il quarto giorno ci allontaniamo un po’ dal centro città per raggiungere il palazzo Veletrzni che dal 1995 è sede di un favoloso museo consacrato all’arte moderna e contemporanea. Il museo è molto grande e interessante ma non riusciamo a superare la delusione dell’assenza delle opere per le quali ci siamo spinti fin qua: l’Epopea Slava di Mucha, sarà un buon motivo per tornarci.

Usciti da lì andiamo a vedere il vicino Palazzo dell’Industria. Palazzo in stile art Noveau costruito nel 1891 come emblema delle conquiste economiche del popolo ceco, oggi è soprattutto un polo fieristico.

Ritornati dentro la città ci dedichiamo al quartiere di Mala strana, piazza Loreto circondata da Palazzo Cernin e il santuario della madonna di Loreto; il quartiere Novy Svet, sorto in origine per accogliere artigiani a commercianti della corte; la chiesa di San Giovanni Nepomuceno e Palazzo Martinic, il tempo corre così mentre ad ogni angolo si dipana una nuova strada, un nuovo percorso e nuove bellezze.

E’ l’ultima sera in questa città per noi e decidiamo di salutare Praga come abbiamo cominciato, cioè davanti ad un buon bicchiere di birra.

L’ultimo giorno ci svegliamo di buon’ora perché prima di andare via abbiamo ancora un luogo importante da visitare per poter degnamente salutare questa città: il museo Mucha. E’ un museo piccolo ma veramente molto importante perché consente di conoscere vita e pensiero di questo artista straordinario attraverso manifesti pubblicitari e pannelli decorativi art Nouveau.

Usciti dal museo, sappiamo che adesso possiamo ripartire e tornare in Italia, portando con noi l’immagine di una città piccola ma eccezionalmente ricca di monumenti, con una storia millenaria ingarbugliata la cui sorte si lega a quella dell’Europa centrale, una capitale complessa e affascinante.

2 pensieri su “La perla boema: città del Golem e della birra

  • Gennaio 13, 2018 alle 12:14 pm
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    Il fascino di questa città è qualcosa che ti resta appiccicato addosso per molto, molto tempo.
    Belle le foto

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  • Aprile 30, 2018 alle 4:22 pm
    Permalink

    Oggi l’abbiamo riletto per una nuova ispirazione. Tnx P&A

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