Pizze fritte sul bel Danubio blu

La vita è come la via Rákóczi: all’inizio c’è il teatro, in mezzo l’ospedale, alla fine il cimitero.

Budapest, la città definita la Parigi dell’Europa centrale, così mitteleuropea con la sua eleganza e la sua cultura millenaria è la nostra meta di maggio 2016.

Da subito ci è apparsa come una capitale regale e imponente, vitale e complessa. Il Danubio, che la attraversa, enorme e padrone di ogni scorcio di paesaggio ha costantemente attirato i nostri sguardi, ci ha affascinato con la sua storia travagliata e stregato con le sue pasticcerie, rilassato con i suoi splendidi bagni termali e ammaliato con l’allegria della sua primavera.

Arriviamo tardi la sera, una delle valigie non è partita da Roma e quindi, appena giunti in città, ci procuriamo alcune cose fondamentali e andiamo a dormire.

La mattina dopo ci alziamo di buon ora e, dopo una lauta colazione, ci dirigiamo verso il grande fiume. Facciamo una passeggiata sul lungo Danubio, fondamentale per prendere contatto con la città, per ammirare i suoi ponti, la statua della piccola principessa lungo la linea del tram e giungiamo infine alla Siklò la funicolare d’epoca, che in pochi secondi ci porta nel quartiere culturale-monumentale di Buda.

Approdiamo quindi nel silenzioso e aristocratico Várnegyed, il quartiere del castello, una sorta di cittadella medievale fatto di imponenti palazzi, viali panoramici e stradine d’altri tempi su cui si affacciano casette gotico-barocche.

Cominciamo dal Sándor Palota, sede degli uffici presidenziali, per passare quindi al Budavári Palota o palazzo reale, chiamato anche fortezza o castello che dà il nome alla collina oggi sede della galleria nazionale. La sua sagoma è uno dei simboli per eccellenza della capitale così come simbolico si staglia nel cielo la statua del Tarul, il fantastico rapace della mitologia pre-cristiana emblema delle tribù magiare.

Passiamo quindi alla chiesa di Mattia, il principale edificio religioso di Budapest, personificazione dell’intero passato del paese, nonché vero e proprio santuario nazionale.

Indugiamo sul bastione dei pescatori da cui si aprono panorami indimenticabili su Pest. A discapito del nome questo luogo non ha mai avuto un ruolo difensivo ma è sempre stato usato come terrazza panoramica con le torri coniche che richiamano le tende dei Magiari.

Continuiamo a gironzolare ancora un po’ per la cittadella.

Soddisfatti decidiamo di scendere di nuovo verso il fiume ed attraversare il Széchényi Lánchíd o ponte delle Catene, sorvegliato da due grandi leoni in pietra il cui scultore, secondo la leggenda, disperato per aver dimenticato di scolpirne le lingue, si uccise gettandosi nel fiume.

Per pranzo ci fermiamo in uno dei mercati della capitale per gustare un ottimo langòs o focaccia ungherese, una frittella di patate dorata e croccante che subito ci ricorda la napoletana pizza fritta.

Sazi e soddisfatti ci dirigiamo verso la basilica di Santo Stefano dedicata al primo re ungherese cattolico, con la sua cupola alta 96 metri e dal cui belvedere si gode di una magnifica vista della città.

Ritorniamo quindi sul lungo fiume, incantati continuiamo a passeggiare. Quando cala la sera il Danubio si accende in tutta l’eleganza dei palazzi che lo circondano.

Il giorno successivo, dopo una golosissima colazione da Gerbaud, ci dedichiamo alla scoperta del quartiere ebraico nel cuore di Pest.

Oggi, purtroppo, la maggior parte delle botteghe, laboratori, ristoranti e luoghi di preghiera che lo animavano a fine ‘800 sono scomparsi, distrutti dalla furia nazista, ma ciò che è rimasto è stato conservato con grande cura e rispetto. Iniziamo proprio dalla maestosa Dohány Utcai zsinagóga, la più grande d’Europa ancora in attività, passando quindi ai suoi palazzi, le botteghe e i cortili nascosti, piccole oasi di pace sospese e fuori dal tempo.

Torniamo quindi, su Andrássy Ùt, quello che può essere definita la via più sostanziosa del centro città, un lungo viale culturale di oltre 2Km, ombreggiato da platani su cui si concentra la maggior parte dell’eredità artistico culturale della capitale e dei luoghi di divertimento e ritrovo.

La prima cosa che colpisce sono sicuramente i palazzi in stile eclettico come il museo della Posta o il Teatro dell’Opera, ma anche l’edificio che ospitava l’Istituto della danza, in stile Rinascimento francese o i tanti caffè, tra cui certamente spicca Müvész, secondo molti budapestini il migliore della città, certamente una pasticceria molto elegante, una sala da té con arredi d’epoca e atmosfera dei primi del novecento.

Passeggiando giungiamo quindi alla Terror Háza o casa del terrore. Una visita è molto interessante ci tiene impegnati per ore. Questo infatti, rappresenta un luogo simbolico per la memoria storica dell’Ungheria, essendo stato utilizzato come luogo di tortura e detenzione prima dal partito delle croci frecciate e quindi dai sovietici. E’ un museo molto curato contenente un gran numero di documenti originali, foto, video e ricostruzioni di ambienti e oggetti dell’epoca che si propone di ricordare le vittime delle due dittature che hanno caratterizzato il XX secolo.

La sera torniamo nel ghetto e, approfittando del clima meravigliosamente mite, ceniamo nel cortile interno di uno dei tanti ristornati disponibili in zona.

Il terzo giorno abbiamo progettato di rilassarci dedicando almeno una mezza giornata ad uno dei passatempi più in voga a Budapest: le terme. Nonostante la vasta scelta offerta dalla città, optiamo per le Széchényi, la giornata è molto bella e lo stabilimento propone piscine d’acqua termale calda anche all’aperto, circondati da edifici neo barocchi.

Oziamo a lungo, passiamo da una piscina all’altra, da una sauna ad un bagno turco, osserviamo i la gente del posto dedicarsi semisommersi nell’acqua, al gioco degli scacchi, sport sempre in voga da queste parti e quando siamo veramente riposati, indossati nuovamente i nostri abiti di turisti facciamo una lunga passeggiata nel parco che circonda le terme per finire con una pausa golosa al New York Cafè che, come tutti i caffè budapestini è uno di quei luoghi eleganti, in stile eclettico, leggendario ritrovo di artisti, giornalisti e scrittori dei primi del novecento.

Nel tardo pomeriggio torniamo verso il lungo fiume, abbiamo prenotato la visita al maestoso parlamento. Prendiamo la Metro per arrivarvi e quando scendiamo alla fermata Kossut Tér, subito intorno a noi c’è un gran via vai di gente, venditori e turisti.

Le dimensioni decantate dalla guida sono da capogiro e all’interno la “casa della patria” ci accoglie con lo sfarzo di marmi, statue, colonne e capitelli tirati a lucido. La scalinata d’onore è un trionfo di lampade, decorazioni e affreschi; tutto è un susseguirsi di saloni e vetrate per culminare nell’immensa sala della Cupola, dove si possono ammirare i gioielli della corona. L’oggetto più significativo è per l’appunto la corona di Santo Stefano che risale assai probabilmente all’anno mille.

L’ultimo giorno la giornata è coperta e piovosa, ne approfittiamo per visitare il Mercato Centrale Coperto il Vásárcsarnok, davanti a noi si spalanca un universo di delizie alimentari tutte da esplorare, dolci e salate, sopra tutti il langòs, decisamente non riusciamo a resistere al fascino di queste frittelle calde e croccanti; facciamo il pieno di paprika, cioccolata e salami da riportare in Italia.

Tornati all’aperto, la prospettiva di Erzsébet hìd ci cattura, moderno e luccicante, elegantemente liberty è un ponte simbolo per i budapestini perché fu il primo ad essere riaperto dopo il 1965.

Passeggiamo ancora un po’ per il centro ma è ormai tempo di recuperare i bagagli e tornare a casa, appesantiti e felici.

Questa città con due anime, divisa dal bel Danubio blu, il grande fiume che tanto peso ha avuto nella storia europea, forse non si sarà rivelata elegante come Vienna ma ci ha ammaliato con il suo forte carattere e ha lasciato dentro di noi immagini vivide.

3 pensieri su “Pizze fritte sul bel Danubio blu

  • Agosto 5, 2017 alle 11:53 am
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    Molto belle le foto il commento poi estremamente curato e rispondente alle bellezze descritte.

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  • Agosto 5, 2017 alle 1:05 pm
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    Ma allora quali pasticcerie? Gerbaud? Ny cafè ?

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    • Agosto 5, 2017 alle 1:18 pm
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      Tutte e due. Imperdibili. Gerbaud è una istituzione. Ma comunque sono lievemente al di sotto di quelle viennesi.

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