Vale un Perù!

“[…] il Perù autentico era sulla sierra e non sulla costa, fra gli indiani e i condor e i picchi delle Ande, e non qui, a Lima, città esterofila e oziosa, antiperuviana, perché fin da quando l’avevano fondata gli spagnoli era vissuta con lo sguardo volto all’Europa e agli Stati Uniti, girando le spalle al Perù […]”

Il 2016 è l’anno della prima volta in America Latina, e tra le tante affascinanti possibilità di questo continente la nostra scelta ricade sul Perù. Il clima sembra essere ideale ad Agosto e anche se ci dovremo accontentare e visitarne solo una parte molto piccola, le aspettative sono tante.


Per organizzare il nostro giro ci rivolgiamo a peruresponsabile, agenzia on line che sin da subito ci sembra fatta apposta per le nostre esigenze. Così il 14 agosto ci imbarchiamo da Madrid con destinazione Lima, il viaggio è lungo e all’arrivo riusciamo a fare caso solo al frastornante traffico di questa megalopoli e alla guida spericolata dell’autista prima di crollare sfiniti in albergo per un lungo sonno.

La mattina dopo a colazione incontriamo una rappresentante dell’agenzia che, dopo un breve ma preciso brifing, ci presenta la nostra guida di Lima che ci accompagnerà per un tour della città dove “nunca llueve”, anche se il cielo lattiginoso e quest’umidità diffusa che loro chiamano garua sembra essere lì proprio per non far rimpiangere la pioggia.

Si comincia con un insediamento preincaico Huaca Pucllana che visiteremo più accuratamente nel pomeriggio e poi il centro storico di Lima, patrimonio culturale dell’umanità.

Il resto della giornata è a nostra disposizione e come nostra migliore tradizione ci concediamo un lauto pranzo. E’ subito amore. La cucina peruviana si dimostrerà essere anche al di sopra delle nostre aspettative e in particolare a Lima, menzione speciale per il Leche de tigre.

Gironzoliamo quindi per San Isidro e Miraflor, quartieri tranquilli e assolutamente sicuri per i turisti e per cena specialità amazzoniche.

La mattina dopo, molto presto, prendiamo l’autobus verso sud, destinazione Paracas in cui arriviamo in mattinata.

Sebbene ci sia molto vento, fa veramente caldo da queste parti e, lasciati i bagagli in albergo, ci addentriamo alla scoperta della Riserva Nazionale.

La strada si trasforma velocemente in pista battuta, dove il sale sostituisce l’asfalto e il paesaggio attorno a noi è un magnifico susseguirsi di dune e scogliere a picco sull’oceano.

Per pranzo ci fermiamo in una locanda sul mare, il cibo è semplice ma veramente molto buono i pellicani ci fanno compagnia; il pasto ben ci predispone alla visita pomeridiana alla zona abitata dai fenicotteri rosa. Questo animale è uno dei simboli del Perù tanto che la sua colorazione sembra aver ispirato i colori della bandiera.

Il giorno dopo, molto presto, ci imbarchiamo sul battello per raggiungere le isole Ballestas.

Queste isole, facenti parte di un arcipelago noto anche come isole del guano, sono un luogo di straordinaria bellezza, paradiso per osservatori e fotografi in cui gli unici abitanti sono gli animali marini e si è meritato il soprannome di Galapagos peruviane.

Il battello percorre le coste battute dalle onde per un po’ permettendoci di ammirare leoni marini, cormorani, pinguini e si sofferma anche sulla costa nord della penisola dove un enorme candelabro appare inciso nell’arenaria.

L’origine di questo geoglifo è sconosciuta, per qualcuno rappresenterebbe un faro per i naviganti, per altri la forma di un cactus pianta sacra per la cultura Chavin, altri ancora sostengono che simboleggi la rappresentazione della croce del sud.

In tarda mattinata, tornati sulla terraferma, prendiamo l’autobus in direzione Ica per andare a visitare l’oasi di Huacachina.

Qui, a bordo di un veicolo 4×4 ci lanciamo in un divertente giro di Dune Buggy. Sembra di stare sulle montagne russe, ma il deserto circostante e il sole che lentamente comincia a tramontare creano un’atmosfera magica.

Tornati ad Ica prendiamo il nostro pullman per Nasca.

Nasca è famosa nel mondo per le sue linee ma noi, nel programmare il viaggio abbiamo deciso di rinunciare al sorvolo panoramico, ci accontenteremo di ciò che è visibile dai due mirador, quindi la mattina dopo Louis, la nostra guida, ci viene a prendere in albergo e ci porta agli scavi di Cahuachi.

Ci si arriva dopo aver percorso una lunga pista sterrata e mal segnata e quando siamo sul posto ci rendiamo conto di essere gli unici e di avere tutto il sito a nostra disposizione. E’ situato all’interno della conca del Rio Grande de Nazca, il suo nome significa “luogo dove vivono i vedenti”, è stato scavato solo in parte ma la passione di Louis nel descrivere questo luogo ci rendono facile immaginare com’era con le sue costruzioni in adobe, la grande piramide e il tempio scalonato.

Terminata la visita è il momento di recarci nei luoghi delle famose linee, su cui s’è detto e s’è scritto di tutto.

In effetti, il mistero che celano e le numerose ipotesi avanzate in relazione al loro significato spingono anche noi ad osservarle intensamente come se ad un certo punto la risposta potesse essere svelata.

Magnetica accanto corre la panamericana, la strada, la direttrice che percorre tutto il sud America dalla Patagonia alla selva Panamense, uno di quei luoghi che hai sempre immaginato e che finalmente si dipana davanti a te come un lunghissimo rettifilo.

Dopo pranzo riprendiamo l’autobus verso sud, direzione Arequipa. Il viaggio è lungo e il nostro autobus parte in ritardo, giungiamo a destinazione a notte fonda, giusto il tempo di andare in albergo a dormire, non ci rendiamo neanche conto che intanto abbiamo superato i 2000 mt sul livello del mare.

La mattina successiva la nostra guida ci porta alla scoperta delle principali meraviglie della “ciudad blanca” così chiamata per il colore delle sue costruzioni edificate in pietra vulcanica.

Situata in una fertile valle, circondata da tre vulcani attualmente dormienti (Misti, Chachani e Pichu Picchu) e caratterizzata dal classico impianto urbanistico delle citta spagnole con al suo centro la plaza de Armas, è sicuramente un luogo molto piacevole con la sua bellissima Cattedrale, il monastero di Santa Catalina e il museo della mummia Juanita.

Girare per la città è estremamente piacevole anche per via del suo clima decisamente mite e gli effetti dell’altitudine non sembrano farsi sentire.

Andiamo a dormire piuttosto presto, l’indomani ci attende una giornata impegnativa ma nottetempo veniamo svegliati da un evento piuttosto consueto da queste parti: una scossa di terremoto.

La mattina dopo molto presto si parte alla scoperta della Riserva Nazionale di Salinas y Aguada Blanca. Abbiamo comprato le foglie di coca il giorno prima al mercato e su consiglio della nostra guida cominciamo a masticarle appena usciti da Arequipa mentre lentamente cominciamo a salire. Attraversiamo la riserva faunistica creata allo scopo di proteggere la vigogna.

Dalla strada si scorgono facilmente greggi di questo piccolo camelide che scappa appena percepisce la presenza dell’uomo. Questi animali, particolarmente schivi, sono detti anche “cani degli dei” perché gli uomini non erano mai riusciti ad addomesticarli.

Continuiamo ad attraversare l’altipiano con un magnifico alternarsi di picchi desolati e ampie pampas, arriviamo al mirador de los volcanes, siamo quasi a 4.000mt e quando scendiamo dalla macchina sembra quasi prenderci un senso di vertigine, incantati dal magnifico paesaggio riusciamo solo a fare pochi passi e scattare qualche foto.

Ricominciamo a scendere diretti verso Chivay, lungo la strada ci fermiamo presso una delle numerose bofedales, zone umide simili alle nostre torbiere, dove si raccoglie dell’acqua che attira numerosi uccelli.

Giunti a Chivay siamo tornati sui 3.500 mt ma siamo spossati e stanchi, per effetto del soroche e fa anche piuttosto freddo, molto presto ci rintaniamo in albergo e andiamo a dormire.

Il giorno successivo partiamo alla volta del canyon del Colca, uno dei più profondi al mondo, con alcune pareti a precipizio verso il fondovalle e altre che, digradando dolcemente, hanno permesso all’uomo, grazie all’uso dei terrazzamenti, di rendere produttiva la zona.

Giungiamo alla Cruz del Condor in tempo per vedere il maestoso uccello simbolo del Perù, alzarsi in volo.

Assistiamo per un po’ alle evoluzioni di questo superbo rapace che qui nidifica grazie alla presenza di anfratti inaccessibili situati ad altezze impensabili e che gettandosi nel canyon sfrutta, grazie alla poderosa apertura alare di circa tre metri, le correnti ascensionali per risalire volteggiando.

E’ uno spettacolo ipnotico. Nel pomeriggio ripartiamo alla volta di Puno, cittadina a 3.850 metri sul livello del mare, porta di accesso al lago Titicaca.

Subito dopo colazione ci imbarchiamo in compagnia di Ines diretti a Taquile. Lungo il percorso facciamo una breve sosta alle isole galleggianti degli Uros.

E’ molto particolare la sensazione che si prova a camminare su queste isole, il terreno si muove sotto i nostri piedi. Una signora ci dimostra brevemente come vengono costruite le isole fatte interamente di giunchi intrecciati, le case, le canoe che utilizzano per spostarsi. Il tutto è molto interessante anche se rimane la sensazione di artefatto ad uso e consumo dei turisti.

Giungiamo a Taquile, impressionante per la sua forma di monte appoggiato sulle acque. Si fa fatica a camminare, raggiungere la casa che ci ospiterà per la notte sembra essere impresa assai ardua, manca il respiro e Ines ci offre della muña o menta andina, per aiutarci.

L’isola è quasi tutta intorno ai 4.000 mt e la sensazione è di essere immersi in un luogo ancora abbastanza isolato. Intorno il lago con il suo colore blu intenso, sull’orizzonte la costa boliviana. Nel pomeriggio una lunga passeggiata ci permetterà di godere di panorami mozzafiato e di un tramonto indimenticabile.

Gli abitanti dell’isola sono di origine aymara, estremamente gentili, e l’ospitalità di Ines, eccezionale, ne è una conferma. Lei è un’ottima cuoca e non lesina sulle porzioni, è molto esauriente nello spiegarci le loro usanze e le abitudini di vita sull’isola. La notte il cielo stellato sopra di noi è indimenticabile.

La mattina dopo ci viene offerta un’ottima colazione a base di frittelle mentre Ines e altre signore ci spiegano come vengono lavati, colorati e filati i tessuti di lana.

Facciamo quindi una passeggiata nel centro del paese, mangiamo ottima frutta e ne compriamo un po’ per la famiglia, quindi dopo pranzo torniamo a Puno.

La mattina successiva saliamo a bordo di uno dei pullman dell’Inka Express per coprire il lungo tragitto da Puno a Cusco attraversando numerosi villaggi. Uno di questi è Pucara in cui vi sono alcune rovine preincaiche e un grazioso museo presso il quale facciamo una breve sosta.

La tappa successiva è Raqui, un’area archeologica in cui si può vedere l’unico, forse, vasto edificio coperto incaico: il tempio di Viracocha. Si distinguono i resti di quella che probabilmente fu una caserma affiancata da costruzioni di forma cilindrica dette collcas, o meglio granai.

Dopo pranzo nel nostro lungo viaggio ci fermiamo ad Andahuaylillas famosa per la chiesa del XVII secolo chiamata “cappella sistina”, dedicata a San Pietro. La facciata molto semplice nasconde tesori d’arte notevoli, con pareti e soffitti affrescati da maestri del ‘700 della scuola cuzchegna. Questa chiesa ha assunto un ruolo molto importante nel periodo della colonizzazione poiché dalla sua balconata sopra la porta centrale i preti indirizzavano i loro sermoni agli indios raccolti nella piazza antistante. Il viaggio prosegue tra panorami mozzafiato.

Dopo un’ultima brevissima tappa presso un ponte sospeso e traballante costruito con le antiche tecniche inca e reso accessibile ai turisti giungiamo a Cusco. C’è tutto il tempo per concederci un’ottima cena e ne approfittiamo per gustare una delle specialità peruviane, il Cuy.

Il primo giorno a Cusco facciamo conoscenza con Marina, la nostra bravissima guida che ci accompagnerà nella scoperta de “l’ombelico del mondo”. La storia di questa città è mitica e affonda le sue radici nella cosmogonia del popolo inca, nasce da Manco Capac e da sua sorella nonché sua sposa Mama Ocllo che per ordine della divinità solare Inti partono alla ricerca del luogo prescelto in cui il cuneo d’oro che portavano con loro sarebbe affondato nella terra senza sforzo, fino a giungere in questa valle in cui il cuneo scomparve inghiottito dalla pachamama.

Cusco ha una pianta progettata a forma di puma, animale sacro agli inca, è dominata dalla Cordigliera, un paesaggio maestoso, ed è sta dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 1950. Essa è certamente il centro archeologico più importante del Perù e possiede ancora oggi un fascino unico racchiuso tra passato e presente, nei colori dei suoi mercati, nei suoni e nelle musiche andine e nei sorrisi dei suoi abitanti.

Il nostro giro comincia dalla fortezza di Puca Pucara, in quechua fortezza rossa, posta a sentinella della città, sorvegliava i traffici e proteggeva le sorgenti d’acqua che rifornivano i luoghi sacri.

Ci spostiamo quindi al Tempio dell’Acqua presso Tampu-Machay. Posto a circa 3700mt di altitudine era probabilmente il bagno degli inca, formato da quattro muraglie scaglionate di diverso livello unite da scalinate di pietra. Dalla seconda di queste muraglie un ruscello alimenta una fontana principale dove, probabilmente, in passato l’Inca officiava il culto dell’acqua.

Percorriamo quindi i pochi chilometri che ci separano da Kenko, un luogo di culto costituito da un anfiteatro ellittico che racchiude un monolite alto circa sei metri e da un anfratto roccioso sotto il quale è stato ricavato un altare sacrificale.

Giungiamo infine alla maestosa fortezza di Sacsahuaman le cui mura, non paragonabili ad alcuna fortezza vicina, impressionarono gli spagnoli quando le videro per la prima volta. La sua costruzione richiese più di 50 anni e la partecipazione di migliaia di operari provenienti da ogni angolo dell’impero. Caratteristica delle sua mura è la strategica forma a zig zag che si estende per 360 metri, alte 9 metri e con angoli formati da enormi blocchi di granito.

Torniamo in città e sempre in compagnia della nostra guida visitiamo il profumatissimo mercato di San Pedro, dove acquistiamo della frutta gustosissima, e il Corichanca in lingua quechua il recinto d’oro, tempio dedicato al dio sole.

Oggi sulle sue mura, come spesso è accaduto nella storia del Perù, sorge la chiesa di Santo Domingo il convento fondato all’epoca di Pizarro dai Dominicani  tutt’ora funzionante. Dedichiamo il nostro pomeriggio a visitare alcune delle numerose bellezze di questa città: la cattedrale costruita sul tempio di Viracocha che custodisce un’ultima cena sulla cui tavola risalta il cuy ed il crocefisso detto “il signore dei templores” annerito da secoli di candele votive accese ai suoi piedi. Saliamo quindi, verso la chiesetta di San Blas mentre il sole comincia a calare e torniamo infine in plaza de Armas per gustare, come sempre un ottima cena.

La mattina successiva ci rechiamo a Pisaq, una delle città più caratteristiche della Valle Sagrada, nonché una delle capitali più importanti dell’impero.

Visitiamo prima il suo sito archeologico, con il suo tempio, l’immancabile intiwatana o orologio solare, i canali idrici, i terrazzamenti e le costruzioni sacre per tornare poi in città con il suo animato mercato artigianale.

Nel pomeriggio siamo nuovamente a Cusco, le cui strade piazze cattedrali non abbiamo ancora finito di esplorare.

Il terzo giorno nella valle Sagrada ci conduce al caratteristico paesino di Chinchero, un villaggio situato a 3.760 metri sul livello del mare il cui nome vuol dire arcobaleno.

I quechua di Chinchero osservano ancora molte antiche tradizioni inca, tra cui l’uso dei variopinti vestiti delle donne ma anche l’antica usanza di essiccare nella piazza principale una particolare varietà di patate, che tramite questo processo può essere conservata a lungo e consumata nel corso dell’anno.

E’ la volta quindi di Moray, complesso composto da terrazzamenti dalla forma circolare del diametro di 150 metri. Sembra fossero destinati a vivai ed agricoltura sperimentale e altre funzioni rituali.

Attraversando l’altipiano, diretti ad Ollantaytambo, ci fermiamo quindi alle saline di Maras, situate in una delle gole che confluiscono nella sottostante valle dell’Urubamba. La scena che si apre sotto i nostri occhi è spettacolare, quando cominciamo a scendere nella gola pian piano il nostro sguardo si focalizza su centinaia di vasche terrazzate che raccolgono l’acqua carica di cloruro di sodio di un bianco abbagliante che contrasta con il giallo ocra della terra circostante.

Dopo pranzo riprendiamo la nostra strada verso Ollataytambo, uno degli insediamenti inca più importanti, fondato, sembra, ancor prima di Cuzco. Deve il suo nome ad Ollanta, capo militare amico e sostenitore di Pachacutec che da quest’ultimo ricevette in dono questi luoghi in cui poter riposare (tambo) dopo le fatiche della guerra. Il sito archeologico, una fortezza in cui nel 1536 Manco Inca si trincerò dopo la sconfitta subita da Pizarro, si trova in cima ad una collina, raggiungibile attraverso ripide scalinate. Grosse pietre tagliate e levigate, trasportate senza l’ausilio della ruota di cui gli Inca ignoravano l’esistenza, appaiono abbandonate qui e là a testimonianza dell’improvvisa interruzione dei lavori dovuta all’arrivo dei colonizzatori.

Al termine della visita ci dirigiamo verso la stazione, ci attende un “indimenticabile” viaggio su un treno Perù Rail verso le porte della foresta amazzonica e Machu Picchu.

Il viaggio in treno sembra piano piano trasportarci in un altro luogo, man mano il paesaggio cambia sotto i nostri occhi in modo sensibile, passando da montagne alte e brulle ad una vegetazione sempre più verde e fitta.

Arriviamo in serata ad Aguas Calientes, l’umidità è pesante, il paesino è pieno di turisti come noi, compriamo i biglietti per l’autobus di domani, troviamo un luogo in cui cenare e infine a nanna la sveglia è prevista ben prima dell’alba, una delle sette meraviglie del mondo moderno ci attende. Nella notte una violenta scarica d’acqua non ci fa dormire, siamo preoccupati e ancora non ci rendiamo conto che da queste parti la pioggia deve essere un evento atmosferico piuttosto consueto.

L’indomani con le nostre colazioni nello zaino ci mettiamo in fila che è ancora buio. Vogliamo essere nel posto giusto quando il sole comincerà ad emanare i suoi primi raggi e la fila è già piuttosto lunga. Riusciamo a prendere una delle prime navette che salgono a Machu Picchu e quando la notte comincia a diradarsi, siamo già dentro il sito e intorno a noi lo spettacolo è magnifico. L’acqua, caduta abbondante nella notte, comincia ad evaporare riscaldata dai primi raggi di sole e la montagna sembra farsi largo pian piano fra le nuvole. Tutto ciò è indimenticabile.

Continuiamo a scattare foto mentre il sito va riempiendosi di turisti e quando siamo finalmente soddisfatti, la nostra paziente guida ci accompagna a visitare le rovine della città perduta degli Inca, sospesa ai confini tra cielo e terra. La città di pietra è un’opera portentosa di architettura e ingegneria civile, adagiata su una sella tra due montagne, il Machu Picchu (montagna vecchia) e l’Huayana Picchu (montagna giovane), che scende ripida conferendole una straordinaria difesa naturale e un’impareggiabile vista sulla valle dell’Urubamba. Il mistero del perché questa città sia sorta e poi sia stata abbandonata improvvisamente rimanendo nascosta agli occhi dello straniero fino al 1911, rimane non svelato e fa parte del fascino di questi luoghi.

Dopo un lungo giro, accompagnati dalla nostra guida che sembra volerci trasmettere la magia degli studi astronomici alla base della collocazione di ogni singola finestra, di ogni altare, di ogni sperone di roccia, quando la giornata è già molto calda, decidiamo di seguire il percorso in salita verso Intipunku. Le nostre fatiche sono ancora una volta ripagate dalla vista spettacolare che si apre davanti a noi.

Tornati all’interno del sito, bighelloniamo ancora un po’ scattando ancora qualche foto per tornare infine ad Aguas Calientes, recuperare il nostro bagaglio e riprendere il treno che ci porterà a Poroy. La sensazione è quella di aver varcato una porta del tempo e dello spazio, di essere stati per 24 ore in un luogo diverso, in un tempo diverso e di dover tornare ora alla realtà.

Giunti a Poroy ci attendono per riportarci a Cusco dove crolliamo esausti e contenti dopo una cena veloce.

Siamo ormai già sulla via del ritorno ma abbiamo ancora un giorno per esplorare Cusco, l’indomani abbiamo il volo che ci riporterà a Lima. Ne approfittiamo perché questa città sembra volersi svelare pian piano e abbiamo ancora molte cose da vedere e gli ultimi acquisti da fare.

L’indomani da questo piccolo aeroporto, con le piste ricavate tra alti palazzi, prendiamo il nostro piccolo aereo per Lima. Dall’alto guardiamo ancora ammaliati le montagne altissime intorno a noi abbandonando man mano la magia di questi luoghi. Lima appare improvvisa sotto di noi o meglio la fitta coltre di nubi che ricopre sempre questa città appare sotto di noi e siamo arrivati, siamo tornati indietro. Domani si torna a casa.

 

4 pensieri su “Vale un Perù!

  • Marzo 1, 2017 alle 7:48 pm
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    bellissime foto, ma come al solito noto che ci andate forte di photoshop e fotomontaggi quando si tratta di foche…
    come pensate di essere credibili ponendo quei goffi animali su delle rocce!??!
    come ci arrivano, li calano dall’alto con degli elicotteri!?!?!

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  • Marzo 2, 2017 alle 11:48 am
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    E certo! Noi andiamo in giro seminando foche sulle rocce e photoshoppandole sugli speroni… OGNI COSA è FUNZIONALE A CONFONDERTI!!! 🙂

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  • Marzo 12, 2017 alle 8:56 am
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    Si ma:
    – l’acqua a Lima era fredda?
    – il geografo che minghia è ?
    – l’avete incontrato Vecchioni?
    – il mercato era più bello qua o a Samarcanda?
    – il sindaco di macciu picaciu glielo fa fa’ o stadio?

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    • Marzo 12, 2017 alle 9:18 am
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      Retrojefepai sei proprio UN CURIOSONE! Guarda che parliamo di pietre che hanno ddumila anniiiiiiiiiii (ehm no molte di meno in realtà). Volevamo mangiare una bella carbonara peruviana con guanciale di cuy in compagnia di Vecchioni ma era rimasto bloccato dal traffico sul GRA di Lima..

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