HE AO, HE AO, HE AO TEA, HE AO TEA ROA! (Parte 1)

“Ka mate! Ka mate!
Ka ora! Ka ora!
Tenei te tangata puhuru huru
Nana nei i tiki mai
Whakawhiti te ara
A upane! Ka upane!
A upane kaupane whiti te ra!”

 

OTTOBRE 2015 IL VIAGGIO. La volta che decidi di andare dall’altra parte del mondo, di inseguire la fantasia di una vita, di realizzare il sogno. Il volo è lungo, sembra non finire mai, Roma, Dubai, Sydney e dopo un ultimo scalo tecnico finalmente le ultime 4 ore, gli ultimi paralleli, la terra del signore degli anelli comincia già a fare capolino sui nostri schermi, si intravede la sagoma delle due isole, è pomeriggio inoltrato quando finalmente arriviamo nella terra delle lunghe nuvole bianche. Tempo di ritirare i bagagli, prendere la macchina all’autonoleggio, riprendere confidenza con la guida a sinistra e il cambio automatico ed eccoci ad Auckland. Inutile dire che siamo veramente stanchi riusciamo a fare giusto una breve passeggiata prima di cena. Sono da poco passate le 9:00 p.m. ma rientrati in albergo non possiamo far altro che crollare sfiniti, d’altra parte una grande dormita è anche il modo migliore per ritarare il nostro fuso orario.

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La mattina dopo rifocillati a dovere risaliamo sulla rossa fiammante che sarà nostra compagna d’avventure nell’isola del nord e partiamo alla volta della Bay of Islands, così chiamata perché quando il capitano Cook vi approdò nel 1769 l’area presentava lunghe coste puntellate da baie dall’ancoraggio sicuro;

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oggi è una meta popolare per via delle crociere della durata di diverse ore dirette all’hole in the rock circondati da un mare dalle più varie gradazioni di blu e con qualche possibilità di incontrare delfini e colonie di foche e leoni marini.

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Concludiamo la giornata a Russell un tempo nota come Kororareka, prima capitale della neonata colonia inglese.

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Questa zona è famosa anche per essere stata il primo luogo in cui i colonizzatori vennero in contatto con i Maori che la popolavano già da 700 anni attratti dall’ottimo clima e dalla terra fertile. Il giorno successivo ci dedichiamo quindi, alla cultura Maori, visitando il luogo simbolo in cui fu firmato il trattato di Waitangi.

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Oggi sede della Treaty House qui si commemora lo storico accordo con cui 40 capi maori cedettero all’Inghilterra la sovranità territoriale in cambio di aiuto e protezione segnando la nascita e la futura evoluzione della nazione Neozelandese.

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Al termine della visita dirigiamo ancora a nord e dopo diversi chilometri arriviamo a Cape Reinga.

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Qui il Mar di Tasmania incontra l’Oceano Pacifico, il punto più a nord della Nuova Zelanda, per i Maori gli spiriti dei morti qui si riuniscono intorno ad un piccolo albero.

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Nel nostro viaggio di ritorno ci fermiamo a Te Paki Stream, con impressionanti dune di sabbia dell’altezza anche di 300/400 metri e alla 90 Mile Beach, una spiaggia trasformata in strada sull’oceano, larga a sufficienza da ospitare tutto il traffico di autobus e veicoli privati e talmente compatta da non rendere necessario l’uso dei 4X4.

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Il giorno successivo rientriamo ad Auckland e dedichiamo l’intera giornata alla visita della città. Caratterizzata da un tono cosmopolita e metropolitano in netto contrasto con il resto del paese è anche considerata la capitale della Polinesia per la massiccia presenza di abitanti provenienti dalle Isole Tonga, Tahiti e Samoa, oltre ovviamente ai Maori. La città si è sviluppata intorno ad un’insenatura naturale tanto che il suo porto dalle acque profonde è naturalmente diventato il cuore di Auckland.

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La giornata successiva il cielo è plumbeo alla mattina, ma siamo già abbastanza abituati al forte vento e agli improvvisi cambiamenti di clima, decidiamo di dare un ultimo sguardo alla capitale dall’alto di One Tree Hill, parco cittadino nato su una preesistente fortificazione maori in cima ad un vulcano, oggi ha l’aspetto dell’ aperta campagna in cui placide pascolano le pecore.

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Lasciamo Auckland muovendoci verso sud, oggi abbiamo un appuntamento con il cinema. Ebbene si, è il giorno di Hobbiton, qui infatti Peter Jackson ha ricreato il set della Contea degli Hobbit che, una volta terminati i film, è stato trasformato in un parco per gli appassionati del genere.

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Ovviamente inutile specificare che sono moltissimi i luoghi della Nuova Zelanda legati alle due trilogie tratte dai libri di Tolkien, e diverse volte lungo il nostro viaggio ci verrà la voglia di rivedere i film.

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Nel pomeriggio arriviamo a Rotorua. Capoluogo della regione si trova nel mezzo di una delle zone geotermiche più attive del mondo e presenta attrazioni naturali uniche nel loro genere, come pozze di fango bollente, geyser e bagni termali.

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Vi è inoltre in questa zona una grandissima concentrazione di Maori ed è per questo che dopo una spettacolare visita all’odore di zolfo al Te Whakarewarewa ci dedichiamo una tradizionale cena Hangi dove carne e verdura accuratamente avvolti in fogli di alluminio e strofinacci umidi vengono cotti in una buca nel terreno.

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Il giorno successivo dedichiamo la mattina ancora alle meraviglie geotermiche della zona recandoci nell’area termale di Wai-O-Tapu, dove assistiamo all’eruzione del geyser Lady Knox e estasiati passeggiamo tra piscine dalle meravigliose colorazioni gialle, verdi e viola.

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La regione ci offre anche l’opportunità di un breve trekking di un paio d’ore fino a giungere alle Huka Falls, le migliori cascate del paese non di certo per altezza ma per la forza del getto. Qui infatti, il fiume Waikato è stretto in un canale e sfoga al primo dislivello tutta la sua potenza con 400 tonnellate d’acqua al secondo.

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In serata ancora stregati dalla bellezza del lago Taupo ne percorriamo il perimetro alla ricerca di opportunità fotografiche al tramonto.

La mattina successiva ci rechiamo in uno dei luoghi più visitati del paese le Waitomo Caves. Waitomo, in maori “l’acqua nel buco”, è una località formata da rocce calcaree in cui l’azione dell’acqua ha creato un meraviglioso complesso di grotte, cunicoli, fiumi e piscine sotterranee. Tuttavia l’aspetto più interessante di queste caverne è la presenza dei così detti glowworm. Sarà indimenticabile l’incantesimo di trovarsi sotto una volta illuminata da migliaia di piccoli lamparidi blu nel silenzio delle profondità della terra.

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Quando usciamo a riveder le stelle risaliamo in macchina e ci dirigiamo verso il Tongariro National Park.

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Siamo ancora lontani quando il profilo dei tre vulcani comincia ad apparire davanti a noi: il Tongariro, lo Ngauruhoe e il Ruapehu, imponenti e attrattivi; intanto, nella mente scorrono le immagini di due piccoli hobbit diretti al monte Fato per distruggere l’unico anello.

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Le ultime ore di luce le spendiamo in una breve passeggiata fino alle Taranaki Falls all’ombra della grande montagna. La sera a letto presto, l’indomani ci attende una lunga passeggiata.

Il giorno dopo, infatti, lo dedichiamo al Tongariro Alpine Crossing Trek. Questi 20 Km sono considerati un MUST DO della regione ed in effetti le 8 ore di passeggiata e la grande fatica sono pienamente ripagate da un sentiero che passa attraverso il complesso dei vulcani, vecchi crateri, vapori sulfurei e laghi vulcanici dai colori spettacolari.

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A sera torniamo sfiniti in albergo ma soddisfatti nonostante un paio di scarponi in meno.

Il giorno successivo, spinti anche dalla pioggia incessante, trascorriamo la mattinata nella lunga traversata fino a Wellington. La capitale neozelandese ci accoglie con un tempo ancora nuvoloso ma per fortuna non piovoso.

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Cominciamo a esplorarla e ci piace da subito. Elegante, circondata da colline, come la sua rivale più a nord si sviluppa sostanzialmente intorno al porto ed è caratterizzata dal forte vento che, proveniente dallo stretto di Cook, si incanala e si intrufola tra strade e palazzi e le ha da sempre giustamente tributato il titolo di wind city. Visitiamo l’alveare, il parlamento Neozelandese, il bellissimo museo Te Papa, forse il più importante del paese che ci attira soprattutto per la parte dedicata all’arte e alle tradizioni dei maori e, nel tardo pomeriggio, prendiamo la funicolare, fino in cima alla collina dominata dai botanic gardens, da cui si gode di una magnifica vista della città che al tramonto diventa magica.

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L’indomani mattina lasciamo la macchina e ci imbarchiamo per attraversare lo stretto di Cook. Quando il battello si addentra nei Marlborough Sounds, il paesaggio diventa incantevole. Nonostante il forte vento non possiamo non passare tutto il tempo sul ponte a guardare il paesaggio scorrere sotto i nostri occhi fino ad avvistare la costa opposta.

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Sbarcati a Picton abbiamo ancora diversi KM da percorrere fino a Nelson. Il tempo è decisamente bruttino e quindi ne approfittiamo per fare una golosissima sosta ad Havelock capitale della cozza neozelandese. Enormi cozze, verdi e squisite, servite in un pentolone e con una buona birra gelata e anche la pioggia battente non è più un problema.

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In serata arriviamo a Nelson la porta dell’Abel Tasman National Park.
Da domani ci attende l’isola del sud.

3 pensieri su “HE AO, HE AO, HE AO TEA, HE AO TEA ROA! (Parte 1)

  • Febbraio 24, 2016 alle 10:49 pm
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    Bellissime le foto: menzione d’onore alle pecore che si affacciano da dietro la collina
    Pessimo quell’accumulo di lardo peloso su una roccia che vorreste far passare x foca

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    • Febbraio 25, 2016 alle 10:04 am
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      Quest’ultima cosa lo dici solo perché ti sei fissata che le foche siano grigie o non siano foche 😛

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    • Febbraio 25, 2016 alle 3:51 pm
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      E comunque il post è volutamente generico sulla possibile fauna da incontrare….l’accumulo di grasso potrebbe essere foca o leone marino….chi può dirlo 😛 😛 :-P!!!!

      Rispondi

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